lunedì 7 dicembre 2009

VANESSA BELL

VIRGINIA WOOLF E VANESSA BELL:
UNA BIOGRAFIA SULLE PIÙ GENIALI SORELLE D'INGHILTERRA

Se Virginia Woolf e sua sorella Vanessa fossero state oggetti - e non persone - le ricorderemmo come i due poli di una calamita: due entità che più opposte non si può, ma che trovarono il loro compimento in un minuetto di reciproca, perpetua attrazione. Quando ancora non erano diventate Virginia Woolf - la scrittrice eterna - e Vanessa Bell - la pittrice d'avanguardia e di successo - erano state «le due ragazze più belle e argute d'Inghilterra»: l'anima e il cervello del celebre gruppo londinese di Bloomsbury, il circolo culturale più anticonformista d'inizio Novecento. Ma arrivare lì non era stato facile. Nonostante fossero figlie del famoso giornalista e scrittore Leslie Stephen, non avevano beneficiato di alcuna formazione intellettuale. Come racconta Jane Dunn nell'affascinante e circostanziato saggio "Vanessa e Virginia" (Bompiani), le sorelle Stephen erano cresciute sotto il peso di una rigida educazione vittoriana. Era l'epoca in cui le gambe dei tavoli bisognava coprirle, perché qualsiasi gamba - foss'anche di legno - era un affronto alla moralità. E a Vanessa e Virginia - femminenon fu nemmeno concesso frequentare la scuola: il mondo esterno avrebbe potuto corromperle. Una famiglia scandalosa Talentuose fin dalla primissima infanzia (e, almeno Virginia, già genio), si allearono contro un destino e una società che istintivamente rifiutavano. Erano ancora bambine quando stipularono il patto che le unì per tutta la vita: Vanessa, la maggiore, sarebbe diventata pittrice; Virginia, di tre anni più piccola, un'affermata scrittrice. L'arte sarebbe stata la strada per la loro scandalosa emancipazione. Gli inizi non furono incoraggianti. Più che dalla libertà, l'infanzia e giovinezza furono scandite da morti, violenze e bagliori di follia. L'atmosfera già tetra della loro dimora di Hyde Park Gate - coi suoi tendaggi pesanti e i mobili stipati in ogni angolo - divenne presto opprimente. Per cominciare, ci fu una piccola ecatombe domestica. Nel 1895, quando aveva appena 13 anni, Virginia perse la madre Julia. A quindici, seppellì la cara sorellastra Stella, figlia di primo letto di Julia. A 22, fu la volta dell'anziano padre. E due anni più tardi - quando le lacrime parevano asciugate e la tetraggine di Hyde Park West aveva lasciato posto al nuovo e luminoso appartamento nel quartiere di Bloomsbury - Virginia e Vanessa videro morire l'adorato fratello Thoby, 26enne, per una febbre tifoidea diagnosticata in ritardo. Fu la morte a segnare le tappe della loro crescita: «Il grosso gatto nero che gioca con noi», come la definì l'autrice di "Orlando". Ma gli anni oppressivi di Hyde Park Gate furono anche altro. Per Virginia, furono due gravi crisi psicotiche che la segneranno per sempre. Per Vanessa, la più grande, fu l'obbligo di diventare una precoce padrona di casa - contabile, governante, consolatrice - agli ordini di un padre iracondo e avaro, che non le concedeva spazio e tempo per la pittura. Come non bastasse il caratteraccio paterno, altri caratteri instabili scompaginavano la loro esistenza. Poiché i genitori, quando si erano sposati, erano entrambi vedovi con figli, la loro unione diede vita a una famiglia multiforme - ma soprattutto sgangherata. C'era la sorellastra Laura, ritardata mentale, che finirà i suoi giorni in manicomio. C'era il cugino James, bello e ossessivo, reso pazzo da un incidente ferroviario che gli aveva leso il cervello. E c'era George, il fratellastro più grande, che nottetempo si infilava nel letto di Virginia e abusava sessualmente di lei - sebbene non giungesse mai a una violenza carnale vera e propria. In questa gabbia di matti e di marpioni, le due sorelle coltivavano - testardamente - la propria arte. Virginia leggeva, scriveva e imparò persino il greco, riuscendo a strappare al riottoso genitore due ore di lezioni private ogni settimana. Vanessa si ritagliò spazi per la pittura. Ogni mattina, dopo aver organizzato la servitù, pedalava fino alla Cope's School per allenarsi nel disegno - tanto che alla fine riuscì a essere ammessa alla prestigiosa Royal Academy. Ma gli sforzi delle due sorelle sarebbero stati vani senza la morte del padre. Fu quel lutto a dar loro la libertà necessaria per diventare - finalmente - artiste. All'indomani dei funerali, abbandonarono la loro cupa dimora vittoriana per trasferirsi appunto nel quartiere periferico di Bloomsbury, dove le migliori giovani menti d'Inghilterra si davano appuntamento ogni giovedì sera proprio nel salotto delle sorelle Stephen. Tutti erano innamorati di loro: persino gli omosessuali, che a Bloomsbury abbondavano. Fu in quegli anni che le due sorelle fecero un nuovo patto: per completarsi a vicenda si sarebbero spartite non solo l'arte, ma anche la vita. A Vanessa sarebbero toccate sessualità e maternità; a Virginia l'intelletto e la fama perpetua. È così che scelsero i rispettivi mariti. Vanessa sposò Clive Bell, l'uomo di mondo, mentre Virginia capitolò di fronte all'intelligenza estrema di Leonard Woolf. Ma nemmeno il matrimonio placò il loro estremo anti- conformismo. Anzi. Riuscirono a combinare dei pasticci sentimentali che nemmeno "Beautiful" saprebbe escogitare. Per cominciare, Virginia allacciò una relazione col marito della sorella. Fu una relazione casta, fatta solo di lettere e di baci, ma comunque Vanessa non gradì. Reagì trovandosi un amante, e poi un altro, e un altro ancora, finché approdò alla confusione massima. Dopo aver messo al mondo, col legittimo consorte, due figli maschi - Julian e Quentin - s'innamorò del pittore omosessuale Duncan Grant e concepì con lui la sua terzogenita, Angelica. Fu una relazione che sfociò in una convivenza lunga 48 anni, sebbene Vanessa si vedesse costretta - periodicamente - a estenuanti menage a trois con gli amanti del suo amante. A complicare le cose provvide Angelica. Una volta diventata adulta, annunciò che avrebbe sposato un certo David Garnett. Vanessa, per poco, ci rimase secca. Più tardi, Angelica scoprì che - da ragazzo - il suo caro sposo era stato, per ben tre anni, l'amante del suo caro papà. Gli amori saffici Quanto a Virginia, il sesso le importava tanto quanto il cibo. Niente. Infatti era anoressica. Tornò dal viaggio di nozze con Leonard Woolf dichiarando: «Trovo che l'orgasmo sia enormemente esagerato». Forse perché, in fondo, lei preferiva le donne. È probabile che anche nel suo amore smisurato per la sorella ci fosse qualcosa di saffico. Di sicuro ci fu nei confronti della poetessa e scrittrice Vita Sackville-West, sua amante per quattro anni e amica per i successivi venti. Quando Leonard seppe della relazione, la definì - col pragmatismo del perfetto inglese "una tremenda scocciatura". Ma, in fondo, era ben felice che - se tradimento doveva essere - fosse con una donna e non con un altro uomo. È che, nonostante un matrimonio praticamente senza sesso, Leonard amò e accudì Virginia con devozione infinita, di cui sua moglie si dichiarò eternamente grata. Fu grazie a questa serenità domestica se la Woolf poté incanalare ogni sua energia nella scrittura e partorire capolavori come "Orlando", "Gita al faro" e "Mrs. Dalloway" - senza scordare "Una stanza tutta per sé". Vanessa, invece - soprattutto a causa della sua scapestrata vita sentimentale - disperse parecchio talento. Aveva tre figli da allevare; le case da mandare avanti; un girotondo di marito e di amanti da dirigere. Tempo per la pittura gliene restava poco, e quando - nel 1937 l'adorato figlio Julian morì a soli 26 anni, la sua vena artistica prese a inaridirsi. Suicida a 59 anni Virginia le rimase accanto giorno e notte, per consolare il suo dolore. Ma presto nemmeno lei poté più fare nulla. Soprattutto, la recrudescenza della malattia mentale le impediva di scrivere - e questo per Virginia era la condanna peggiore. Il 28 marzo 1941, all'età di 59 anni, Virginia Woolf si annegò nel fiume Ouse. Dopo tanti lutti superati insieme, sarebbe stata la fine anche per Vanessa? A dispetto di quanto gli amici avevano creduto, no. Duncan le rimase accanto tutta la vita. I figli, Angelica e Quentin, le diedero sette nipotini con cui divise una vecchiaia di inaspettate gioie. Vanessa morì nel 1961, ultraottantenne. E così, alla fine, l'antico patto tra sorelle era stato rispettato: Virginia si era guadagnata la fama perpetua; Vanessa, però, la vita.

(da http://www.arcigaymilano.org

virginia woolf and vanessa bell













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Vanessa Bell (nata Stephen; Londra, 28 maggio 1879 – Charleston Farmhouse, 7 aprile 1961) fu una pittrice e arredatrice britannica, membro del Bloomsbury Group e sorella di Virginia Woolf.


Nata come Vanessa Stephen, figlia di Sir Leslie Stephen e sorella maggiore di Virginia, che in seguito divenne una famosa scrittrice col cognome del marito, Virginia Woolf. Dopo la morte dei genitori le due sorelle Stephen vissero nel distretto di Londra Bloomsbury, dove entrarono in contatto con coloro che poi entrarono nel loro circolo culturale. Vanessa studiò arte con Sir Arthur Cope e, dopo la sua morte, alla Royal Academy.

Nel 1907 Vanessa si sposò con l'altro membro del gruppo Clive Bell e con lui ebbe presto due figli. Tuttavia, già al tempo della Prima Guerra Mondiale, entrambi i coniugi avevano relazioni con altre persone. Vanessa frequentò per un periodo il pittore bisessuale Duncan Grant, con cui ebbe una figlia, Angelica, che avrebbe poi sposato l'ex amante del padre David Garnett.

Vanessa, Duncan ed il suo amante David Garnett si trasferirono nella campagna del Sussex, a Charleston, poco prima dello scoppio della guerra e lì, Duncan e David (da obiettori di coscienza) dovevano lavorare la terra per sfuggire alla chiamata alle armi.
Come Duncan Grant, Vanessa contribuì agli Omega Workshops fondati da Roger Fry. Dopo la Prima Guerra Mondiale divenne membro delLondon Group.

Il figlio maggiore di Vanessa, Julian, morì durante la Guerra civile spagnola nel 1937.

Per tutta la vita il rapporto di Vanessa con Clive Bell rimase amichevole, anche mentre lei aveva dato inizio ad una collaborazione con Duncan Grant, dividendo lo stesso studio o due adiacenti e commentando i lavori l'uno dell'altra.

VIRGINIA WOOLF


La vita di Virginia Woolf

Virginia Woolf (nata come Adeline Virginia Stephen il 25 Gennaio 1882) deve la sua fama mondiale al talento ma anche ai suoi scritti polemici, ai primordi del femminismo. Il suo tentativo di abbandonare il romanzo di stampo realista-psicologico in favore di un romanzo di tipo “moderno”, abbracciando nuovi modi d’espressione in grado di descrivere la vita (o come la descriveva lei, l’“attraversamento delle apparenze”) fu criticato ma anche osannato da molti dei suoi contemporanei.

Nata in un ambiente agiato e colto, settima di otto fratelli, in parte provenienti dai precedenti matrimoni dei genitori, Virginia viene educata all’interno della casa di famiglia, al 22 Hyde Park Gate a Kensington. Insieme alle altre due figlie femmine, Vanessa e Stella, riceve un’ottima istruzione con insegnanti personali, sotto le attente cure della madre Giulia. Virginia e il fratello Thoby manifestano subito la loro inclinazione letteraria e danno vita da bambini ad un giornale domestico, che chiamano l’”Hyde Park Gate News”, una specie di diario fantastico di famiglia.

I maschi di casa studiano a Cambridge. Qui il fratello Thoby conosce Leonard Woolf, futuro marito di Virginia, Clive Bell, Saxon Sydney Turner, Lytton Strachey e Maynard Keynes, che insieme costituiranno il nucleo del Gruppo di Bloomsbury.

L’ambiente familiare è molto stimolante, a prescindere dalle disparità di trattamento, la casa è frequentata da scrittori, giornalisti, editori e artisti in genere, la biblioteca del padre, Leslie Stephen, è sempre aperta e tutti i figli possono scegliere liberamente cosa leggere.

L’improvvisa morte della madre, nel 1895, è un durissimo colpo per tutta la famiglia. Virginia ha 13 anni e viene segnata fortemente da questo lutto in concomitanza del quale soffre le sue prime crisi depressive. La sua vita cambia completamente. Il padre si rinchiude in se stesso. Stella, la sorella più grande, prende il ruolo della madre ma poi si sposa e muore poco dopo. Virginia e Vanessa si ritrovano in una casa di maschi e sono costrette a contrastare l’autoritarismo del padre. Si verificano anche episodi di violenza sessuale da parte dei fratelli George e Gerald D..

L’angoscia e la depressione mentale s’impossessano di Virginia e non la lasceranno più. Il padre muore nel 1904 e questa perdita permette a Virginia e alla sorella di coltivare le loro passioni, la scrittura e la pittura.

I ragazzi Stephen una volta rimasti soli vanno a vivere al 46 di Gordon Square, nella zona di Bloomsbury, dove prendono l’abitudine di riunire intellettuali e artisti, si forma il cosiddetto “gruppo di Bloomsbury”.

Virginia in questo periodo dà ripetizioni serali alle operaie di un collegio della periferia, milita nei gruppi delle suffragette e pubblica le sue prime critiche letterarie. La sofferenza dell’adolescenza è ancora presente e si verifica un nuovo lutto: quello dell’ammirato fratello Thoby. A questa sofferenza si aggiunge il matrimonio di Vanessa, che pur rimanendo legata fortemente a Virginia si distacca fisicamente da lei.

Nel 1911 Virginia si trasferisce al 38 di Brunswick Square. L’anno successivo Leonard Woolf, autore e giornalista, amico del fratello scomparso, diviene suo marito e insieme decidono di vivere di scrittura. Leonard e Virginia sono legati da una profonda complicità. Il marito la incoraggia sempre e si dimostrerà un compagno sensibile e attento. Le riunioni del gruppo di Bloomsbury si spostano a casa dei coniugi Woolf e nel 1913 la scrittrice finisce il suo primo romanzo La crociera, che viene pubblicato due anni dopo. La depressione continua però a tormentarla.

Nel 1917 i Woolf comprano una piccola casa editrice con l’intenzione di stampare un po’ per hobby e un po’ a scopo “terapeutico”, per aiutare Virginia a stare meglio psicologicamente.

Con il marito si spostano fuori Londra a Richmond (Surrey) e in questo periodo la scrittrice crea, stampa e pubblica un paio di brevi storie sperimentali. Progressivamente la casa editrice, la “Hogarth Press” diventa un vero business e finisce per svolgere un ruolo molto importante nella pubblicazione di autori “alternativi”. Nel periodo tra le due guerre saranno pubblicati molti nuovi scrittori e diversi autori stranieri poco o male tradotti (T.S. Eliot, Katherine Mansfield, Freud, Rilke, Svevo, Gorki, Cechov, Tolstoj e Dostoevskij).

Nel 1922 la sua prima novella sperimentale Jacob’s Room appare. La camera di Jacob è il suo primo racconto destrutturato, una specie di puzzle letterario che rompe con le regole del tradizionale romanzo psicologico realista.

Nel 24 Virginia e il marito ritornano a Londra al 52 di Tavistock Square.

Nel ’25 è la volta di Mrs. Dalloway, poi Gita al faro nel ’27 dove Virginia fa rivivere la sua famiglia e le sue villeggiature a Talland House, in Cornovaglia a St. Ives.

Dal suo coinvolgimento amoroso con la poetessa Vita Sackville-West scaturisce Orlando, nel ’28, biografia immaginaria di un personaggio, nato uomo ma che diventerà donna, che attraversa quattro secoli di storia inglese. Il libro cela in realtà un poema d’amore dedicato a Virginia da Vita .

Vita e Virginia si erano incontrate per la prima volta nel 1922 a una cena da amici e da quel momento avevano cominciato a frequentarsi e a scriversi con assiduità. Rimasero sempre legate, oltre che dai sentimenti, dalla comune grande passione per la scrittura.

Seguono due romanzi non convenzionali: Una stanza tutta per sé del ’29, romanzo di sfida al maschilismo dove si tratta della marginalizzazione delle donne dalla scena letteraria, e Le onde del ’31. In quest’ultimo romanzo si leggono l’ossessione per la morte e la solitudine. L’orrore del

nazismo che incombe, la paura per la sorte del marito di origine ebrea, peggiorano il suo stato mentale.

Il suo ultimo romanzo è Tra un atto e l'altro del ’41, riflessione sugli elementi fondanti della civilizzazione.

Virginia Woolf si suicida nello stesso anno, annegandosi nel fiume Ouse

Flora by Bianco, Pamela, 1906-; De la Mare, Walter, 1873-1956